Antonella
Griseri intervista Marco Cattarulla
Menti quando ti chiedono del libro e tu dici di non
conoscere che l’Ispirazione. Io ti
domando se ricordi quell’Arrivederci che sembrava addio, e se intorno c’erano
ortensie oppure cartacce portate via dal vento che puzzava di Autostrada?
Marco:
C’era l’autostrada e pali della luce come vecchi alberi
spenti. C’era l’odore di asfalto, sì. E le nostre seggiole
non erano bianche panchine perse tra viali azzurri d’ortensia. I nostri
aguzzini non erano servi fedeli. Ma
ricordo quell’Arrivederci e mai parola fu più destinata.
Antonella:
Non credo più al Destino, se non a quello cattivo. Le
ortensie che ci hanno regalato stanno in
vaso sopra un camino.. Ti chiedo; sono valsi i tempi nascosti per accettare il castigo? Non era
più felice allora, quando le lacrime erano tutto il nostro bottino, per aver
rubato due soli giorni?
Marco:
Non si può sperare in una stella cadente senza aver la
forza di tenere il collo piegato.
Esser fuggiaschi
era un continuo spodestare il nostro sacro tempo, voltarti le spalle un
suicidio.
Mi parli di lacrime e dici il vero. Ma quelle maledette
non volavano via insieme ai fiati del peccato. Seccavano, tagliavano la pelle
come gocce di cera sul viso di un bambino.
Ma non era meglio
che le nostre vesti fossero
rimaste pure e non sapessero di legna bruciata?
La bellezza era una padrona gentile e il peccato così
innocente da assolverci.
Quindi il Giardino delle ortensie è nato quando abbiamo
cominciato a guardare dalla finestra i bimbi giocare e noi, avere cent’anni?
Marco:
E’ nato quando le nostre mani si sono incrociate. Ti
ricordi? Quando avevamo di nuovo gli anni per giocare.
Quando nemmeno l’ombra della neve avrebbe potuto
ricoprire quell’azzurro, tanto magnifico che nemmeno il mare avrebbe più motivo
di esistere.
Antonella
Ho amato il Conte Marco Marvisi, perché gli ho dato i tuoi occhi. Ma se ti domandano ancora se c’è qualcosa di te
dentro di lui tu devi dire No! Perché il Conte aveva un cavallo e un sacchetto
di ori, aveva la libertà del privilegio…lascia che viva senza prigioni, poiché
tu sai quanto sono fredde quelle mura.
Ma come Dio ha dato il suo alito ad Adamo, come potevo,
io, non dare a Clara il mio amore?Marco:
Clara, mia amata Clara. Leggiadra e di limpidi sguardi
vestita.
Lasciamoli liberi di amarsi tra gli alberi freschi di
primavera, circondati da mura che mai sarebbero traditrici. Conteranno i passi
tra la ghiaia e sfioreranno corolle tinteggiate di cobalto.
Antonella
Antonella
Per questo loro sopravvivranno in eterno? Poiché si sono
staccati dalla placenta del creatore? Li abbiamo fatti quindi figure immortali che si librano al di là dal
monte nero che sempre è guardiano delle nostre
notti? Voglio credere di sì , perché già non ci riconoscono più, come
figli di una levatrice del villaggio…
Marco:
Hanno vissuto come lucciole obbligate a rimanere fioche,
noi li abbiamo trovati sotto le nostre dita e loro sono sgorgati, come aquile
timide dallo sconfinato volo. Hanno i nostri capelli, a volte. E le nostre
bocche.
Sono amanti del nostro vivere e non c’è scuro che possa
disturbarli, non c’è notte che possa proseguire.
Lì, come due ciondoli allo stesso collo, diritti a
parlare con il petto.
Antonella
E loro quindi vivranno per sempre. A differenza nostra
per cui sarebbe una condanna , I personaggi ricominceranno ancora ,ogni volta
che qualcheduno inizierà a leggere.
Essi non hanno ne’ nascita ne’ fine.I libri sono arcano incantesimo per questo. Stanno al di sopra della Vita e della Morte.
Che ne dite?