lunedì 10 dicembre 2012

E.N.D. Forse qualcuno è già morto... , Marco Dibenedetto


Questa mattina ho finito di leggere un altro libro! Come mi piace avere tutto questo tempo per poterlo fare!! Ad ogni modo, questa volta vorrei parlarvi di E.N.D. Forse qualcuno è già morto.. , un libro di Marco G. Dibenedetto che ci è stato fatto avere dalla casa editrice Kilometrozero. Perciò come prima cosa vorrei tanto ringraziarli per la loro disponibilità e l'occasione che ci hanno dato di leggere qualcosa di nuovo. Per me è sicuramente una novità, perchè generalmente non leggo moltissimi romanzi gialli. L'unico approccio che ho avuto al genere è stato con Dieci piccoli indiani della Christie, ma poi mi sono dedicata più che altro al fantasy. Questa lettura però si è rivelata sorprendentemente piacevole, per me che ai gialli sono così poco abituata!
Innanzitutto la cosa che mi ha colpita fin dal principio, leggendo la quarta di copertina, è stato il fatto di poter leggere una storia ambientata a Torino.
Io abito a mezz'ora da questa splendida città, ma ci passo moltissimo tempo tra un impegno universitario e l'altro, perciò è stato molto facile per me immaginarmi l'ambientazione di questa vicenda, mano a mano che andava avanti. Ha preso forma nella mia mente velocemente, anche grazie allo stile scorrevole dell'autore, così diretto e privo di eccessivi fronzoli. Quando si tratta di libri del genere, è bello giungere dritti al punto della questione.
Ma parliamo della storia: la vicenda è incentrata su di un omicidio ovviamente e su alcuni personaggi legati tra loro da particolari relazioni. Marco è uno scrittore che ama il suo mestiere così tanto da non potersi dedicare a nient'altro che questo. Ha già pubblicato il suo terzo romanzo, ma si è ritrovato a cadere in una profonda "crisi dello scrittore", il discreto successo ottenuto con l'uscita del suo romanzo d'esordio sembra non aver accompagnato anche quest'ultimo, eppure non ha alcuna intenzione di lasciarsi andare troppo allo sconforto, ha comunque una speranza e decide di organizzare una lettura in un locale da lui spesso frequentato. Ha con sè l'aiuto di una sua amica, Elena, che si presta a leggere durante quest'evento particolare, alcune pagine del romanzo.
E tutto sembra procedere davvero molto bene, c'è molta gente che ascolta con un particolare interesse! L'unica pecca agli occhi di Marco potrebbe essere la strana assenza di due persone che attendeva: la moglie Laura e l'amico Andrea, marito di Elena.
In ogni caso Elena è brava, è un'attrice e sa come tenere il pubblico attaccato alle proprie labbra. Porta a termine la sua lettura e mentre tutti applaudono colpiti, accade l'inevitabile. Ciò che nemmeno io mi aspettavo ad essere sincera, anche se sapevo perfettamente che qualcosa prima o poi sarebbe pur dovuto accadere. Uno sparo blocca tutti e crea il panico totale. Un colpo di pistola che ferisce Marco ad un braccio e che colpisce tristemente Elena in pieno volto, provocando così la sua morte.
E' una scena che mi ha colpita questa e che mi è anche piaciuta, per il modo in cui l'autore l'ha descritta, a dire la verità. Non che ci sia nulla di bello nella morte di un personaggio ovviamente, a colpirmi è stata l'atmosfera in generale: Marco letteralmente shokkato che si china accanto alla ragazza e tutti i suoi amati libri sparsi sul pavimento, macchiati di sangue ed abbandonati a loro stessi, come a voler partecipare alla sofferenza che un'azione simile non può far altro che provocare.
E' da questo punto che le vicende dei protagonisti si intrecciano alle indagini dell'ispettore Rubatto ed il sovrintendente Stafani, due figure che mi sono piaciute molto e che tentano di trovare il colpevole! Non credo sia il caso di anticiparvi altro, perchè di un giallo non si può dire che lo stretto necessario o si potrebbe finire con lo svelare davvero troppo.

Posso solo dire quanto sia rimasta sorpresa leggendo le ultime pagine, probabilmente non sono un granchè come Sherlock Holmes improvvisato, perchè non ci sarei mai arrivata alla soluzione. Durante il corso della lettura avrò incolpato praticamente ogni singolo personaggio con le motivazioni più svariate; ma una volta giunta alla conclusione mi sono sentita piuttosto soddisfatta, non c'ero ancora arrivata, ma mi è sembrato un finale decisamente azzeccato e di un certo impatto!
Insomma in generale consiglio questa lettura, anche a chi come me non è un accanito fan del genere, è stata davvero piacevole!
Vorrei lasciarvi con qualche riga che mi è piaciuta davvero moltissimo durante la lettura e che vorrei condividere con voi:
Scrivere era come riporre le parole e le frasi in uno scrigno, tu davi loro vita attraverso l'attribuzione di un significato, ma appena queste erano messe sul bianco del foglio Word, assorbivano da chissà dove la propria anima, aprivano la cassaforte nella quale erano state riposte e iniziavano a vivere di vita propria. Era strano come una volta scritte, fosse difficile cancellarle o solo cambiarle di posto. Ognuna occupava uno spazio ed era giusto che fosse li! Poi, quando venivano stampate, non erano più nessuno, facevano e andavano dove volevano loro, potevano essere apprezzate o maledette, soppesate o sottovalutate, ma la cosa incantevole della scrittura era che ci si sentiva più leggeri, come se dopo la creazione di qualcosa ci si fosse liberati di una parte di sè lasciandola andare.

E come ultimissima cosa, vorrei ricordarvi che questo non è l'unico romanzo di Marco Dibenedetto, ma potete continuare a seguire le "avventure", per così dire, di Rubatto e Stafano anche nel suo ultimo romanzo intitolato "Che idiota!", del quale presto potrete leggere la recensione.
Se volete saperne di più, cliccate subito qui!!

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