Recentemente la mia curiosità mi ha portata a partecipare
all’inaugurazione delle quattro mostre presentate dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, ospiti talenti emergenti
torinesi e non solo!
Premetto di essere un po’ prevenuta quando si parla di
contemporary art in quanto trovo raggelante la perdita di contatto con la
realtà spesso utilizzata da taluni artisti.
Per me l’arte rappresenta la vita, le persone e i legami tra
gli individui. Percepiamo il mondo attraverso gli occhi e grazie alla nostra
mente lo traduciamo in arte.Coloro in grado di far comprendere agli altri la personale
visione di ciò che sta al di fuori della loro testa, ecco li chiamo artisti!
Mantenere la realtà per ciò che ci appare, dandogli un proprio senso e
significato con quel tocco di originalità unico, non prendere un qualsivoglia
oggetto dargli un significato astruso che funga da spiegazione ed essere
soddisfatti nel momento in cui l’imprenditore ci veda dietro un ottimo investimento.
Ma tornando all’esposizione, non sono un critico d’arte né
tantomeno aspiro ad esserlo, tuttavia, a mente aperta, a mio sincero avviso le
opere presentate comportano elementi interessanti e altri meno.
Ho trovato quantomeno
originale e significativo l’aspetto mostrato dagli artisti di sunt
lacrimae rerum, la cui filosofia sarebbe quella secondo cui gli oggetti
possano in qualche modo colpire la nostra sensibilità. Osservando la ripresa
video del newyorkese Alex Hubbard, i
materiali protagonisti vengono portati letteralmente all’estremo delle loro
capacità fisiche. Nel dettaglio la sensazione provata è quasi di stress. Gli
oggetti inanimati diventano improvvisamente capaci di sfiorare la nostra
psicologia.
Un altro soggetto che mi ha affascinato è quello realizzato
dall’artista Martin Boyce, cioè la
riproduzione delle tracce che nel tempo gli uomini apportano alle cose e gli
effetti che queste suscitano su di essi.
Passando in rassegna alle altre opere esposte nell’area
dedicata al greater torino, ho davvero faticato a comprendere il senso
logico di ciò che avevo di fronte. La connessione con la realtà è completamente
sradicata e nonostante i chiarimenti fornitimi sono rimasta molto scettica.
Nel
caso di Alis/Filliol si punta a
minare l’identità del soggetto così da creare esseri deformi e irriconoscibili
in grado di coinvolgere emotivamente il pubblico. Sciaraffa dal canto suo
utilizza strumenti innovativi come lamine di ottone, onde radio e scintille
create all’interno di una camera oscura, le quali dovrebbero portare alla luce
elementi che sottostanno alla sensibilità umana e che tuttavia sono componenti
fondamentali dell’universo che ci circonda.
Il mio scetticismo ha purtroppo preso il sopravvento in
questo caso e ammetto di non essere rimasta particolarmente colpita…
I due video di Riikka Kuoppala, realizzati con un
mélange di triste dolcezza e di ricordi dolorosi, fanno indubbiamente
riflettere lo spettatore, così come l’allestimento montato per i film del 338
hour Cineclub, lascia senza parole!
Gusto personale a parte, occorre tuttavia fare i complimenti alla Fondazione, la quale ha
saputo coniugare artisti emergenti ad un pubblico numeroso!
Chiara
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