mercoledì 22 maggio 2013


Arte contemporanea: c’è chi dice sì, c’è chi dice no!

Recentemente la mia curiosità mi ha portata a partecipare all’inaugurazione delle quattro mostre presentate dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, ospiti talenti emergenti torinesi e non solo!
Premetto di essere un po’ prevenuta quando si parla di contemporary art in quanto trovo raggelante la perdita di contatto con la realtà spesso utilizzata da taluni artisti.
Per me l’arte rappresenta la vita, le persone e i legami tra gli individui. Percepiamo il mondo attraverso gli occhi e grazie alla nostra mente lo traduciamo in arte.Coloro in grado di far comprendere agli altri la personale visione di ciò che sta al di fuori della loro testa, ecco li chiamo artisti! Mantenere la realtà per ciò che ci appare, dandogli un proprio senso e significato con quel tocco di originalità unico, non prendere un qualsivoglia oggetto dargli un significato astruso che funga da spiegazione ed essere soddisfatti nel momento in cui l’imprenditore ci veda dietro un ottimo investimento.
Ma tornando all’esposizione, non sono un critico d’arte né tantomeno aspiro ad esserlo, tuttavia, a mente aperta, a mio sincero avviso le opere presentate comportano elementi interessanti e altri meno.
 Ho trovato quantomeno originale e significativo l’aspetto mostrato dagli artisti di sunt lacrimae rerum, la cui filosofia sarebbe quella secondo cui gli oggetti possano in qualche modo colpire la nostra sensibilità. Osservando la ripresa video del newyorkese Alex Hubbard, i materiali protagonisti vengono portati letteralmente all’estremo delle loro capacità fisiche. Nel dettaglio la sensazione provata è quasi di stress. Gli oggetti inanimati diventano improvvisamente capaci di sfiorare la nostra psicologia.
Un altro soggetto che mi ha affascinato è quello realizzato dall’artista Martin Boyce, cioè la riproduzione delle tracce che nel tempo gli uomini apportano alle cose e gli effetti che queste suscitano su di essi.
Passando in rassegna alle altre opere esposte nell’area dedicata al greater torino, ho davvero faticato a comprendere il senso logico di ciò che avevo di fronte. La connessione con la realtà è completamente sradicata e nonostante i chiarimenti fornitimi sono rimasta molto scettica. 
Nel caso di Alis/Filliol si punta a minare l’identità del soggetto così da creare esseri deformi e irriconoscibili in grado di coinvolgere emotivamente il pubblico. Sciaraffa  dal canto suo utilizza strumenti innovativi come lamine di ottone, onde radio e scintille create all’interno di una camera oscura, le quali dovrebbero portare alla luce elementi che sottostanno alla sensibilità umana e che tuttavia sono componenti fondamentali dell’universo che ci circonda.
Il mio scetticismo ha purtroppo preso il sopravvento in questo caso e ammetto di non essere rimasta particolarmente colpita…
I due video di Riikka Kuoppala, realizzati con un mélange di triste dolcezza e di ricordi dolorosi, fanno indubbiamente riflettere lo spettatore, così come l’allestimento montato per i film del 338 hour Cineclub, lascia senza parole!

Gusto personale a parte, occorre tuttavia fare i complimenti alla Fondazione, la quale ha saputo coniugare artisti emergenti ad un pubblico numeroso!

Chiara

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