Recentemente la mia curiosità mi ha portata a partecipare
all’inaugurazione delle quattro mostre presentate dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, ospiti talenti emergenti
torinesi e non solo!
Premetto di essere un po’ prevenuta quando si parla di
contemporary art in quanto trovo raggelante la perdita di contatto con la
realtà spesso utilizzata da taluni artisti.
Per me l’arte rappresenta la vita, le persone e i legami tra
gli individui. Percepiamo il mondo attraverso gli occhi e grazie alla nostra
mente lo traduciamo in arte.Coloro in grado di far comprendere agli altri la personale
visione di ciò che sta al di fuori della loro testa, ecco li chiamo artisti!
Mantenere la realtà per ciò che ci appare, dandogli un proprio senso e
significato con quel tocco di originalità unico, non prendere un qualsivoglia
oggetto dargli un significato astruso che funga da spiegazione ed essere
soddisfatti nel momento in cui l’imprenditore ci veda dietro un ottimo investimento.
Ma tornando all’esposizione, non sono un critico d’arte né
tantomeno aspiro ad esserlo, tuttavia, a mente aperta, a mio sincero avviso le
opere presentate comportano elementi interessanti e altri meno.

Un altro soggetto che mi ha affascinato è quello realizzato
dall’artista Martin Boyce, cioè la
riproduzione delle tracce che nel tempo gli uomini apportano alle cose e gli
effetti che queste suscitano su di essi.
Passando in rassegna alle altre opere esposte nell’area
dedicata al greater torino, ho davvero faticato a comprendere il senso
logico di ciò che avevo di fronte. La connessione con la realtà è completamente
sradicata e nonostante i chiarimenti fornitimi sono rimasta molto scettica.

Il mio scetticismo ha purtroppo preso il sopravvento in
questo caso e ammetto di non essere rimasta particolarmente colpita…

Gusto personale a parte, occorre tuttavia fare i complimenti alla Fondazione, la quale ha
saputo coniugare artisti emergenti ad un pubblico numeroso!
Chiara
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