Alle fauci del mondo il ritorno è angosciante:
la sua luce innaturale si avventa feroce,
quale Male! si cela negli angoli del corpo;
e noi tutti siamo spettri remoti e umidi.
Il flutto invoca il canto sirenico del futuro
potrà racchiudere la perla del viaggio
sulla sua lingua carnosa e avida del sapore
di mondi e segni e pietre sepolcrali.
La solitudine della pietra è via d'ideali
disconnessi, cosparge fiori di biancospino
nel camposanto del mare lunare, tra lividi
crateri, antichi comerimandi all'essere istintivo.
Quante tiepide spoglie - parvenze lampanti
di resurrezione - si annientano l'un l'altra!
Che sarà, poi, di questi resti inconciliabili,
che le anime velano al mio sguardo allucinato?
Pierluigi D'agostino
Carissimo lettori, oggi vi propongo una poesia, che a mio avviso è veramente bella.
E' la seconda della raccolta: "Sogni di un Satiro Danzante", libro edito da Scrittura Creativa Edizioni.
"È davvero una sensazione notturna e danzante quella che si assapora nei versi di Pierluigi D'Agostino, tra effluvi raccolti da fiumi, respiri, onde, sogni.
La sua giovanissima testimonianza, in
questa opera d'esordio, incontra già decifrazioni antiche, assorbite dai
segni di simbolismi capaci di evocare seduzioni che ricordano i versi
folgoranti di Mallarmé "Quelle ninfe voglio incantare! / Sì chiaro /
svola il loro fresco incarnato per l'aria / fìtta di sonni / Un sogno
baciai?", oltre l'estenuata riprova di tempi e spazi che la storia
concede.
Un recupero del tutto novecentesco di
elementi che hanno caratterizzato il mitomodernismo dei primi anni
novanta, nella corrente guidata da Giuseppe Conte? O forse un registro
definito da una sinestesia complice ed ammiccante, alla trasformazione
devota? Incombe un pericolo, un presagio che D'Agostino accompagna a ciò
che rimane del tema del viaggio iniziatico e della solitudine
inconciliabile.
C'è una stasi superata nella prigionia
"scherzosa e irrequieta" che consente l'ipotesi più solida, accennata e
scoperta, dell'esserci nel tempo; dove una consolazione rimane
all'orizzonte delle possibilità enumerate, delle distanze annientate,
terre desolate, frammenti che, tuttavia, vengono in qualche modo
recuperati, avvolti nella ritmica consistenza dei versi che si coniugano
in strofe portanti dove i segni sono alture, rilievi eseguibili sul
tracciato di una conduzione catartica, nei sensi e nell'ascolto di un
possibile cenno.
Il congedo è poi ulteriore tema
epifania); vita di spirituale mediazione in un tangibile oltre,
condotto ed enunciato nei ciclici eventi della metamorfosi mirabile.
Il dialogo è muto ma covidoso, fuggito
per inespressa sentenza; il bagno di Narciso intende porci a confronto
con l'ossimoro, la funzione dei contrari, la vocazione ad una auspicata
sintesi che D'Agostino insegue e anela, nella trama delle tessiture
dove il bosco dei simboli ospita il tempo del canto e del gioco. Una
nuova e antica poetica del mito, quindi, emerge nella partitura
evocativa di questi versi, dove sospiro e turbamento costituiscono il
viatico; oltre rimorso, dubbio, preghiera, salvezza, imprevedibili
opposti, inaspettate svolte. Davvero un ondeggiare fonetico quasi
scandito da indizi fluttuanti nell'accezione di Tynjanov, così come,
ritornando al mitomodernismo, amava evocare Dorian Veru-da, amante di
Eschilo e di Pindaro, fedele d'amore di un codice arcaico ma, oltre il
dire, salvifico."
Andrea Rompianesi
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